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Il nostro occhio nel cielo: consigli per un acquisto consapevole

Da quando l’uomo ha rivolto il primo sguardo al cielo, ha sempre desiderato librarsi in aria per avere una visione totale del mondo; non è solo un’aspirazione del sognatore di professione, ma dell’uomo comune.

La voglia di guardare la terra dal cielo, da Leonardo ai fratelli Wright, fino alla conquista dello spazio, ci ha spinti ad una ricerca tecnologica verso prodotti più avanzati e miniaturizzati: con la nascita dei droni il sogno è alla portata di tutti.

Mai, fino ad oggi, l’uomo ha avuto occasione di mandare, in maniera così pratica e facile, il proprio occhio nel cielo, scegliendo autonomamente inquadrature, altezze e percorsi; è la voglia di scoprire ciò che ci circonda e la nostra continua ricerca del bello che ha raddoppiato nell’ultimo anno le vendite degli apr.

Attualmente si trovano in commercio modelli con prezzi e caratteristiche molto diverse tra di loro, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Come scegliere il drone più adatto alle vostre esigenze? Quale risultato volete ottenere, qual è il vostro fine?

Siete filmaker, fotografi o topografi? Siete appassionati di fotografia e volete portare a casa degli scatti splendidi che tutti possano invidiarvi? Sapete già pilotare un drone?

Sono alcune delle domande utili a capire la categorie di prodotto a cui far riferimento.

Le caratteristiche che innanzitutto dovete considerare sono certamente peso, velocità e stabilità dei rotori, ma l’elemento che fa veramente la differenza è la fotocamera, ovvero proprio quell’occhio che abbiamo sempre aspirato di lasciar librare in aria.

Questo strumento differenzia, infatti, i modelli dedicati all’hobbistica, più o meno complessi a seconda dell’esperienza pregressa del possessore, dai modelli dedicati al mondo professionale, per realizzare video promozionali, foto per rilievi ed altro.

Sono cinque i parametri principali a cui prestare attenzione, ma nel mondo del volo se ne aggiunge un sesto.

  1. Sensore: ovvero la pellicola delle camere digitali; dimensione e tecnologia ci permettono di capirne la risoluzione, ovvero la dimensione e numero dei fotodiodi e quindi la qualità della foto;
  2. Dimensione frame: corrispondente al formato di stampa massimo che otterremo;
  3. Obiettivo: ci dà informazioni su qual è la porzione della realtà che riprenderemo, la distanza focale ci dice infatti, se avremo una foto a campo largo o stretto;
  4. Gamma ISO: ovvero la sensibilità ai livelli di illuminamento esterni;
  5. Velocità di scatto: che varieremo nel riprendere soggetti statici o in movimento;
  6. Gimbal o sospensione cardanica: che mediante più assi permette di stabilizzare la fotocamera in volo.

Analizziamo ora gli apparecchi della casa leader del mercato Dà-Jiāng Innovations Science and Technology Co (DJI).

Partiamo dal loro più piccolo apparecchio, un quadricottero di soli 143x143x55 mm e di 300 gr di peso, il DJI Spark. Monta una fotocamera stabilizzata con gimbal a due assi (per il controllo di inclinazione e rollio), che ha un sensore CMOS 1/2.3” da 12 MP con cui si ottengono foto da 3968×2976 pixel e video full HD 1920×1080 30 fps. L’obiettivo, a distanza focale fissa f/2.8 – 24 mm (FOV 81,9°), permette una messa a fuoco da 2 metri all’infinito. Velocità di scatto da 2 a 1/8000 s e gamma ISO da 100 a 1600.

La stessa casa produttrice ha realizzato una famiglia di apparecchi dal telaio pieghevole (Mavic) che negli anni sono diventati sempre più performanti; conosciamoli meglio:

 DJI Mavic Air

Il primo nato è il DJI Mavic Air con un peso di 430 gr passa dai 168×83×49 mm da chiuso a 168×184×64 mm da aperto. È dotato di un sistema di rilevamento ambientale che si avvale di tre sensori: anteriore, posteriore ed inferiore e ha una sospensione cardanica a 3 assi che stabilizza una fotocamera da 12 MP con sensore CMOS 1/2.3”.

Scatta in due formati diversi 4:3 da 4056×3040 pixel e 16:9 da 4056×2280 pixel ma realizza anche foto panoramiche da 32 MP. Le modalità previste sono scatto singolo, HDR o multiscatto 3, 5, 7. Anche la registrazione video può essere realizzata a diverse risoluzioni fino a 4K ultra HD.

L’obiettivo, a distanza focale fissa f/2.8 – 24 mm (FOV 85°) permette una messa a fuoco da 0,5 metri fino all’infinito. Ha un  otturatore elettronico 8 – 1/8000 s e varia la gamma ISO da 100 a 3200 sia per la modalità foto che per quella video.

Il DJI Mavic Pro Platinum, evoluzione del Mavic Pro, è studiato per avere un abbattimento del rumore di 4 dB e un’autonomia di volo di 30 minuti, a fronte dei 21 del fratello minore.

Ha dimensioni da chiuso di 83 x 83 x 198 mm per un peso di 734 gr. Cinque sensori gli permettono di scansionare l’ambiente che lo circonda ed evitare gli ostacoli autonomamente fino a 15 m.

Monta una fotocamera, stabilizzata a tre assi, con sensore CMOS 1/2.3” da 12.7 MP totali e obiettivo FOV 78,8° ovvero 26 mm a focale f/2.2 che scatta ad una distanza di focalizzazione minima di 0,5 metri fino all’infinito.

La risoluzione dello scatto è di 4000×3000 pixel realizzati con modalità scatto singolo o multiplo (3,5,7 fotogrammi). Il video arriva fino ad una risoluzione C4K con un massimo di 24 fps.

Una camera più performante è invece montata sul DJI Mavic 2 Zoom; come dice il nome ha uno zoom 4x che permette scatti grandangolari o a media distanza, equivalenti alle focali 24 mm e 48 mm. Il software integrato è quindi implementato con la funzione dolly zoom che combina uno zoom in avanti e una carrellata indietro, effetto chiamato in cinematografia Vertigo, dal film in cui Hitchcock lo sperimentò per la prima volta.

Questo drone può registrare alla risoluzione 4K Ultra HD ad un massimo di 30 fps o in Full HD anche a 120 fps. Un sensore CMOS 1/2.3” da 12 MP permette scatti da 4000×3000 pixel.

Siete rimasti stupiti dalla qualità di questa camera? Preparatevi a strabiliarvi leggendo dei nuovi sensori da ben 1” montati sui nostri due eroi del cielo: Mavic 2 Pro e Phantom 4 Pro.

Guardiamoli più da vicino.

Iniziamo dall’ultimo nato in famiglia Mavic, che monta una fotocamera con sensore CMOS da 1” (come dicevamo) che permette una risoluzione di 20 MP reali, ovvero 20 milioni di pixel dedicati tutti alla raccolta della luce: una vera rivoluzione nel mondo delle fotocamere per apr, che devono essere di piccole dimensioni ed estremamente leggere.

La differenza la possiamo vedere subito nella diversa risoluzione della foto, da 5472×3648, realizzabili con scatto singolo, multiplo o in modalità RAW che vi permetterà una post produzione professionale. Il video raggiunge una risoluzione 4K (3840×2160 pixel) con 30 fotogrammi al secondo massimi.

In modalità automatica ha una gamma ISO da 100 a 3200, ma in manuale arriva a 12800 per le foto; per i  video invece varia da 100 a 6400.

La stabilizzazione cardanica a 3 assi consente anche un’inclinazione controllabile fino a 90° e una rotazione da 75° a – 75°, incrementando le possibilità a disposizione della vostra creatività.

Tutto questo su un drone che pesa meno di un chilo e che come tutta la famiglia ha un telaio richiudibile, le dimensioni da aperto sono 322×242×84 mm e passano a soli 214×91×84 mm da chiuso.

Phantom 4 Pro

Richiudete quelle bocche spalancate e passiamo al prossimo velivolo.

Il DJI Phantom 4 Pro, il vero e proprio gigante dell’aria, no state tranquilli, non per le dimensioni (soli 35 cm misurati in diagonale), ma per la fotocamera che monta.

Il sensore CMOS Sony Exmor R da 1 pollice ha 20 MP effettivi che permette una risoluzione di 5472 × 3648 pixel in formato 3:2, 4864 × 3648 in formato 4:3 e 5472 × 3078 in 16:9; la modalità di scatto a raffica arriva a 14 fotogrammi al secondo. I video hanno una risoluzione massima C4K (4096×2160 pixel) con 30 fps massimi se registriamo in formato H.265, ma se usiamo il formato H.264 il video arriva fino a 60 fps.

L’obiettivo permette la messa a fuoco da 1 metro a infinito, le lunghezze focali vanno da 8.8 mm a 24 mm.

Altra caratteristica sinonimo di qualità è la presenza di un otturatore meccanico che garantisce una nitidezza migliore dei soggetti in movimento rispetto agli otturatori elettronici (di cui comunque è dotato). Il primo ha velocità variabile tra 8 e 1/2000 s, il secondo 8 – 1/8000 s. La gamma ISO coperta in modalità manuale ed automatica è equivalente a quella del Mavic 2 Pro.

La gimbal a tre assi permette anche una rotazione controllabile che porta la camera da -90° a + 30°, con una velocità angolare massima di 90°/s.

La sensoristica ambientale è inserita anche sui lati ed è affiancata da infrarossi per una migliore capacità anti collisione e controllo anche in luoghi chiusi.

Pesa poco più di un chilo, ma il suo equipaggiamento lo porta ad un livello decisamente superiore.  

Ricordate le domande che vi ho spinto a porvi all’inizio dell’articolo?

Ecco, ci siamo: diamo una risposta in termini di apparecchiature.

Siete professionisti? Ricercate il dettaglio, un’ottima risoluzione, la stabilità dell’immagine e del velivolo?

Allora il drone che fa per voi senza alcun dubbio è il Phantom 4 Pro: sensore, otturatore meccanico e sensoristica garantiranno foto e video professionali qualunque sia il vostro campo di lavoro.

Siete appassionati, ma non è ancora questa la vostra professione? Realizzate video e fotografie che aspirano ad essere professionali nel prossimo futuro, ma necessitate ancora di pratica e dei contatti commerciali necessari? Allora vi consiglio di risparmiare qualcosina a fronte di un apparecchio dalle caratteristiche indiscutibilmente di qualità: il Mavic 2 Pro.

No, non ho dimenticato chi invece vuole solo divertirsi, ho un consiglio anche per voi: il Mavic Air è il drone perfetto, portatile, leggero, ma stabile in volo e dalla fotocamera che ha poco da invidiare ai fratelli maggiori.

E che dire in conclusione: Buon volo a tutti e stay tuned.