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L’emergenza Coronavirus continua a essere sulla bocca di tutti, dai tabloid alla gente di strada, dalla politica alla tecnologia applicata. Sembra che la sfida stia proprio qui. Nella tecnologia.
Nelle regioni cinesi che hanno visto l’apparizione e la diffusione del virus, i colossi della frontiera tech hanno messo a disposizione del Governo dispositivi sofisticati per scansionare la temperatura corporea delle persone che si spostano per lavorare. Pensate che ogni giorno si monitorano oltre 200 persone al minuto. Non proprio cosa da poco.Il body scanner non è l’unica applicazione che si è resa utile per la lotta contro l’epidemia.
Nel mondo dei droni infatti, DJI ha colto la palla al balzo e si è adoperata a dare ampio supporto al governo cinese utilizzando droni a servizio del bene comune. I droni DJI sono stati adottati per la disinfezione degli spazi pubblici (insieme ad altri sistemi).
La flotta di droni DJI Agras, pensata per l’irrorazione agricola, è stata impiegata nella lotta al Coronavirus. I vantaggi principali sono molteplici: ad esempio la possibilità di spostarsi in zone inaccessibili permettendo di coprire più zone rispetto agli esseri umani e riducendo quindi il rischio per gli operatori di trasmissione del virus.
Dati alla mano, la superficie sorvolata è di circa oltre 3 milioni di metri quadrati a Shenzhen e hinterland e la superficie complessiva delle operazioni in Cina è pari a 600 milioni di metri quadrati secondo i dati pubblicati da DJI.
Il Virus è nell’aria. La Cina si è alzata in volo per combatterlo.
Noi che facciamo, restiamo a terra ?!
Una soluzione che unisce efficienza nelle operazioni e sicurezza degli operatori. Il prossimo passo della tecnologia per il contrasto del virus sembra sia la consegna di beni di prima necessità direttamente a domicilio. Un’operazione certamente ardua, che comporta investimenti notevoli, ma che al tempo stesso permette di visualizzare nuovi scenari per il futuro.