In questo periodo di generale emergenza, a livello mondiale abbiamo visto come tecnologie dei più disparati settori siano state adattate alle esigenze di monitoraggio. L’elenco è sicuramente lungo. Ma di sicuro avrete sentito almeno qualche volta, parlare di stampanti 3d, app di tracking, di droni e termocamere. Proprio su questi ultimi due strumenti focalizziamo l’attenzione nel nostro articolo di oggi. In particolare andremo a vedere quali possono essere gli ambiti applicativi, quindi gli utilizzi che si possono ottenere quando le due tecnologie vengono associate. Che cosa sia un drone e quale sia il suo funzionamento credo non vi sia la necessità di spiegarvelo. Ma spendiamo invece qualche parola sulla termocamera.
Questo oggetto di presa è sensibile alla radiazione infrarossa. Un particolare sensore e attraverso un’elettronica dedicata, consente allo strumento di fissare su una matrice (un raster in buona sostanza, ovvero una scacchiera di caselle dette pixel) un colore per ogni valore di radiazione che è assegnato alla termocamera. Valore di radiazione che corrisponde poi alla temperatura. Per quanto riguarda la qualità delle immagini restituite invece possiamo parlare di alta risoluzione quando siamo sopra i 500 x 500 pixel. Un’altra caratteristica importante è quella che distingue le termocamere “statiche” da quelle “dinamiche”. Questa caratteristica altro non è che la frequenza. Per applicazioni abbinate di droni e termocamere, quindi con una caratteristica spiccatamente dinamica, a meno che ci possa interessare la visualizzadobbiamo utilizzare frequenze tra i 60 Hz e i 2 kHz.
Accoppiare droni e termocamere, con le rispettive tecnologie, ci consente in generale di eseguire tutte quelle operazioni di misura della temperatura in luoghi inaccessibili e/o non visibili. La misura della temperatura non deve essere considerata tale in senso stretto. Essa infatti può essere la traduzione di informazioni di varia natura.
Con l’avvento delle “energie rinnovabili” molti sono stati gli operatori che hanno deciso di investire massivamente sul fotovolatico. Gli interventi da loro realizzati consistono in veri e propri “campi fotovoltaici”, in cui si coltiva energia elettrica. I pannelli tuttavia, non hanno vita eterna e tantomeno sono immuni ai guasti. In caso di guasto locale, provate ad immaginarvi che operazioni di detection dovrebbero essere messe in atto. Dal misuratore dell’energia prodotta si evincerebbe il calo della produzione, ma dopodichè sarebbe necessario eseguire una verifica su ogni ramo dell’impianto; dopodiché si arriverebbe a dover scandagliare all’interno dello stesso ramo la posizione del pannello o dei pannelli guasti. Affrontare il problema con droni e termocamere consente un risparmio notevole in termini di tempo: già in fase di volo la differenza cromatica consente di risalire al guasto.
L’utilizzo della termocamera non è una delle novità più recenti. Il suo utilizzo avviene già da anni nel settore delle costruzioni, laddove il committente intende rilevare le parti dell’edificio a maggiore dispersione per poi andare ad intervenire, in maniera localizzata o diffusa a seconda dei casi. Ciò che però le termocamere “da terra” non consentono di fare è l’analisi della copertura dell’edificio, la quale è forse, nell’ambito dello scambio termico la porzione più importante. Sappiamo infatti che il mezzo aria quando aumenta di temperatura sale verso l’alto. Se pensiamo a degli attici non coibentati o parzialmente coibentati, anche in assenza di ispezioni e sondaggi in loco possiamo prevedere gli interventi da realizzare.
Pensiamo alle presenze di selvaggina sul territorio. In quelle situazioni in cui ci troviamo ad avere un sovrannumero di capi tali da arrecare danni ad attività agricole e di altro tipo, può essere necessaria la cattura di una quantità di capi. L’operazione non è detto che sia proprio lineare se si procede alla loro ricerca su un territorio vasto e senza un’informazione precisa mentre i capi sono in movimento. Procedere prima ad un rilievo mediante termocamera può servire a circoscrivere la zona di intervento, limitando tempi e spostamenti degli addetti.
La ricerca di persone disperse in aree aperte e vaste è un altro ambito interessante di applicazione di questa tecnologia. Per procedere in questo senso dovremo settare correttamente il parametro della sensitività della pelle umana. Qualora utilizzassimo una termocamera a bassa risoluzione, potremmo incontrare delle difficoltà nel fare queste operazioni. Per questo si consiglia una termocamera ad alta risoluzione. Inoltre, la stessa altezza di volo influenza la qualità dell’immagine termica.
Quelli elencati non sono certo tutti gli utilizzi per i quali è sensato l’abbinamento di drone e termocamera, ma sono certamente quelli più lampanti. Se conosci altri ambiti applicativi interessanti, scrivicI!